Khongkong's Weblog

Posts Tagged ‘banche

A tutti coloro che leggono questo post, chiedo 2 miniuti di attenzione.

1) Siamo tutti in difficoltà economiche, riflettiamo su questo punto. Sia il commerciante che vende poco, sia l’impiegato che non arriva a fine, sia l’ imprenditore vende poco, problemi con le banche.

2) Quante persone hanno rate di mutuo, prestiti, pagate in ritardo, da  pagare ?

3) Quante banche, finanziarie hanno prestato soldi più del dovuto, adesso ?

4) Le banche sono i pesci grandi che vengono aiutati, mentre i piccoli vengono trascurati.

5) Gli italiani soffrono in silenzio, è giusto ?

6) Avete mai ascoltato Radio Radicale ? Rimmarrete stupidi in merito agli interventi dei politici, non hanno senso, parlano senza obiettivi, non fanno proposte concrete, criticano, è facile dire di No.

7) I politici in Parlamento sono circa 500 e guadagnano circa 10000,00 euro al mese: 500 x 10000,00= 5000000,00 euro x 12 = 60000000,00 sessanta milioni di euro.

8) Con questi numeri, secondo voi perchè non si diminuiscono almeno del 50% lo stipendio, ed aiutare chi ha bisogno?

9) Aiutate chi sta meglio di Voi, o chi sta peggio di Voi ?

10) Vogliamo farci rispettare, vogliamo far valere il NOSTRO VOTO, Vogliamo far capire che il nostro voto vale più dell’ORO.

Vogliamo Iniziare, a Svegliarci !

Aspetto Vs risposte, per iniziare.

Se non lasciate un commento, non avete il sangue nelle vene, vivete nel mondo dei sogni.

Destra e Sinistra: sono tutti uguali. Ho votato Pdl, facciamoci sentire dal governo !!!!

Find the best blogs at Blogs.com.

Su Internet si può comprare il kit completo del pirata informatico: virus, spyware e istruzioni per violare i computer altrui. Un mercato florido e con prezzi da discount. Ecco come funziona

II tempi eroici, se mai ci sono stati, sono finiti. I tempi in cui a sviluppare virus e a imbrattare siti erano solo smanettoni in cerca di fama e visibilità. I tempi in cui piazzare su Internet un codicillo maligno capace di far impazzire per 24 ore i server di mezzo mondo era il principale viatico verso l’assunzione in qualche grande compagnia di sicurezza informatica. Oggi è tutto diverso e dai fuochi d’artificio si è passati alle pallottole, vendute al miglior offerente in un mercato nero con prezzi da discount.

L’allarme unisce esperti di sicurezza informatica e forze dell’ordine: il cybercrimine è ormai un affare miliardario, nel quale schiere di provetti informatici agiscono come manovalanza al soldo di affaristi senza scrupoli. Secondo i dati diffusi a settembre da David DeWalt, amministratore delegato di McAfee, il mercato mondiale del crimine informatico vale 105 miliardi di dollari, più del commercio illegale di droga. Le barriere all’ingresso sono bassissime e i ferri del mestiere si trovano tutti in vendita sul Web: per reclamare la propria fetta di torta bastano un modesto investimento e una buona dose di pelo sullo stomaco.

“Il mercato del malware è completamente on line”, si legge in un report interno di Panda Security che ‘L’espresso’ ha potuto consultare in esclusiva. “Trovare le pagine dove questi strumenti sono in vendita potrebbe sembrare difficile, ma non lo è”, afferma Luis Corrons, direttore tecnico della compagnia: “Basta fare una ricerca con il proprio browser per trovare i forum dove si affittano determinati servizi o si vendono virus”.

In questo modo i ricercatori hanno potuto stilare un vero e proprio listino prezzi del cybercrimine. Il livello medio lascia a bocca aperta. Supponiamo che un aspirante criminale informatico voglia fare il proprio ingresso nel business rubando un po’ di account per l’accesso a conti correnti online: con meno di 500 dollari (342 euro), può comprare un ‘trojan’, un virus silente che sfrutta comuni vulnerabilità dei computer o dei software per installarsi nella macchina e prendere nota dei dati sensibili inseriti dall’utente. Con altri 100 dollari (68 euro) di investimento, si possono acquistare un milione di indirizzi e mail validi ai quali inviare il virus appena comprato. Se poi il ladro in erba teme che la sua polpetta avvelenata possa essere intercettata dagli antivirus, niente paura: per 20 dollari (14 euro) si trova in vendita un software in grado di mascherare i file eseguibili facendoli apparire del tutto sicuri. Per finire, visto che inviare un milione di e-mail non è operazione che possa essere fatta in sicurezza dal computer di casa, con altri 500 dollari si può affittare un server dedicato allo spamming. Spesa totale: 1.120 dollari, meno di 800 euro.

Un buon investimento? Meglio di un terno al lotto, calcolano gli esperti: “Immaginiamo un tasso di successo del trojan molto basso, il 10 per cento”, esemplificano quelli di Panda Security: “Significa infettare 100 mila persone. Rubando i dati al 10 per cento di queste, si mettono le mani su 10 mila account bancari”. Basta moltiplicare per 10 mila la giacenza media di un conto corrente per avere idea del guadagno potenziale del ladro informatico. “Ma svuotare completamente migliaia di account è troppo rischioso”, spiegano gli esperti: “I truffatori virtuali preferiscono restare nell’ombra, prelevando pochi soldi, ad esempio 100 euro da ogni conto”. Cento euro per 10 mila fa 1 milione di euro. Meno di 800 euro di investimento per 1 milione di guadagno: queste le proporzioni che spingono alle stelle il mercato del cybercrimine.

Un mercato che usa tecniche sempre più sofisticate per aggirare i controlli delle banche e delle forze dell’ordine. Si moltiplicano, ad esempio, gli annunci di lavoro che promettono alte remunerazioni per poche ore di impegno: basta avere un conto corrente di appoggio sul quale arrivano somme da girare verso conti esteri trattenendo una percentuale. “Sono annunci in perfetto italiano, che rimandano verso siti apparentemente credibili”, spiega Elia Florio, ingegnere del Symantec Security Response team di Dublino. Molti rispondono, senza capire che si stanno rendendo complici di colossali operazioni di riciclaggio.

Gli account bancari, così come i numeri di carta di credito, possono diventare a loro volta preziosa merce di scambio, con la quale il ladro informatico riesce a rientrare nel mercato nero, stavolta dalla parte del venditore. Per molti criminali, infatti, impossessarsi di un account usando i metodi descritti finora è troppo complesso. Meglio acquistare direttamente i dati rubati da altri, oppure barattarli con altra merce illegale. Secondo l’ultimo Internet Security Threat Report redatto da Symantec, account bancari e codici di carte di credito sono i beni più richiesti in questo commercio sotterraneo, con il 21 e il 22 per cento del mercato rispettivamente.

Un commercio in cui è fondamentale, oltre alla discrezione, la velocità: il codice di una carta si può bruciare in poche ore, se il proprietario si accorge del furto e la blocca. La vendita, quindi, non può avvenire sui tradizionali forum: c’è bisogno di aste mordi e fuggi, in cui il venditore mostra un campione di merce, si accorda sul prezzo, consegna il malloppo e sparisce chissà dove. Un tipo di traffico che trova il suo scenario ideale in un particolare anfratto della Rete, noto come Internet Relay Chat (Irc). Si tratta di un primordiale protocollo per lo scambio di messaggi in tempo reale, sconosciuto alla media degli utenti Web, ma proprio per questo prediletto da chi deve agire nell’ombra. Le chat del contrabbando sono ben note alle forze dell’ordine, i cui infiltrati rischiano però di avere le armi spuntate: “Le leggi attuali non prevedono che un agente possa procedere all’acquisto simulato di un numero di carta di credito, mentre ciò è previsto nel caso di materiale pedopornografico“, spiega Maurizio Masciopinto, direttore della divisione investigativa della polizia postale.

Per tenere in qualche modo sotto osservazione il contrabbando di dati su Irc, i laboratori Symantec hanno sviluppato Dark Vision, un software che, come ci spiega il ricercatore Ollie Whitehouse, scava nei registri delle chat ed evidenzia le attività illegali. Con questo sistema nei primi sei mesi del 2007 sono state rilevate oltre 8 mila carte di credito proposte in vendita a prezzi variabili tra i 50 centesimi e i 5 dollari l’una. E si tratta solo di una minima parte della merce effettivamente scambiata.

La nascita di un mercato nel quale i cybercriminali possono incontrarsi scambiandosi merce e competenze ha un’ultima conseguenza, non banale: sviluppatori di codice maligno, spammer, ladri d’identità, finiscono per mettersi in società. Sparisce la figura del cane sciolto mentre nascono organizzazioni e alleanze più o meno strutturate. Uno scenario che trova la sua realizzazione più clamorosa in MPack, un pacchetto di software di origine russa responsabile di centinaia di migliaia di infezioni nell’ultimo anno. MPack si può comprare on line per meno di 700 dollari e, proprio come un software tradizionale, dispone di supporto tecnico e regolari aggiornamenti. Un prodotto commerciale a tutti gli effetti, che presuppone una squadra di sviluppatori, collaudatori e venditori liberi di agire impunemente.

“Il crimine informatico continua a progredire, e rischia di crearsi un gap generazionale tra aggressori e custodi”, osserva Masciopinto: “Molti amministratori di sistemi informatici neanche immaginano i rischi ai quali sono esposti i loro clienti. Per la sicurezza informatica bisognerebbe agire come per la sicurezza sul lavoro: se un operaio si fa male è responsabile il datore, ma se qualcuno entra nei computer mal protetti di una Asl e ruba tutti i dati, non si sa con chi prendersela”.

Un milione di account per meno di 100 euro
Virus

virus

Il Limbo Trojan, pensato per rubare password di accesso a conti bancari, costa 500 dollari (342 euro). Sono

previsti sconti per i primi cento acquirenti
Spam

Una lista di un milione di indirizzi e-mail da bombardare si compra a 100 dollari
(68 euro). Se si preferisce, per 150 dollari si acquistano altrettanti indirizzi ICQ
Crittografia
Per assicurare il passaggio di un codice maligno nelle maglie degli antivirus
si può usare un software chiamato Polaris. Costa solo 20 dollari (14 euro)
Server dedicati
Comprate le munizioni, serve un cannone di potenza sufficiente: altri 500 dollari e si affitta una macchina che lancia l’attacco in maniera anonima
Chiavi in mano
Chi non ha tempo o voglia di organizzare un suo attacco, può comprare merce rubata da altri. Prezzi variabili da 0,50 a  5 dollari per un numero di carta di credito.

Borse in ribasso. Crisi finanziaria. Il capitalismo viene rimesso in discussione. Ci si chiede se davvero non ci sia bisogno di rivalutare il ruolo dello stato, e chi salverà i nostri risparmi. Dall’America all’Europa, il panico serpeggia tra i risparmiatori e gli investitori.

Nel mondo arabo, regna la tranquillità. Gli esperti in finanza islamica confermano che le banche islamiche, proprio per la loro peculiare natura, non sono state toccate dalla crisi finanziaria. Al contrario degli istituti europei (ma soprattutto americani) si tengono e si sono tenute lontano dal debt trading e dalle speculazioni finanziarie. Adnan Ahmed Yousif, CEO del gruppo bancario Albaraka, in Bahrein, conferma: “Le banche islamiche non si basano sul trading del debito, poiché fondate sulla legge della Sharia. Di certo la crisi mondiale avrà degli effetti anche su di esse, ma si tratterà di effetti indiretti, dovuti in particolare ai fondi occidentali in cui le banche islamiche hanno quote d’investimento”. Quote in proporzione talmente ridotta da non costituire affatto un rischio per il loro capitale.

A resistere meglio ai forti scossoni della crisi non sono dunque i prodotti d’ingegneria finanziaria occidentale, bensì le obbligazioni islamiche, i sukuk, cioè obbligazioni compatibili con i dettami della Sharia, molto meno sofisticati ma certamente più sicuri in quanto rispettosi del principio che vieta di investire denaro in imprese finanziarie legate ad eventi a carattere incerto. Molti istituti di credito occidentali hanno intuito le potenzialità di tali prodotti al punto da aprirsi, seppur lentamente, a nuove prospettive d’investimento e a nuovi mercati. Dall’altra parte delle sponde del Mediterraneo, la Dubai Bank ha pianificato la vendita di 500 milioni di dollari in bond islamici, e sulla lunga scadenza ha in mente di emettere altri 5 miliardi di dollari per cercare di arrivare nel 2013 ad essere una delle maggiori banche finanziatrici islamiche, mentre il Dubai Banking Group, di proprietà della Dubai Holding, ha acquistato una quota del 40% della Bank Islam, una delle maggiori imprese bancarie della Malesia.

La finanza islamica ha già dimostrato il suo potenziale nel corso della crisi finanziaria asiatica del 1997-1998 (nata da una serie di speculazioni finanziarie che provocarono una forte svalutazione della moneta e che provocò un ritiro dei capitali da parte degli investitori stranieri e delle banche, generando un forte indebitamento da parte delle aziende ed una forte recessione economica).

Le banche islamiche inoltre, continuano ad offrire un’ampia gamma di prodotti finanziari “alternativi” come l’Ijarah Bitamlik e la Murabaha, e per principio non accettano l’alto rischio insito nei prodotti finanziari tradizionali: ad ogni transazione corrisponde, infatti, un’attività reale e tangibile, e l’investimento in operazioni rischiose, caratterizzate dall’incertezza e dalla speculazione, viene paragonato al gioco d’azzardo, quindi vietato dal Corano.

Forse davvero a salvarci potrà essere il ritorno ai valori. Non le speculazioni, non il denaro al centro della vita dell’uomo, quel denaro, come dice Massimo Fini, “che nella sua estrema essenza, è futuro, proiezione del futuro, rappresentazione del futuro, immaginazione del futuro, aspettativa nel futuro. E noi ne abbiamo immesso nel sistema una quantità così colossale, immaginaria da ipotecare questo futuro fino a epoche così sideralmente lontane da renderlo di fatto inesistente”.

Saranno dunque i valori più puri a salvare il mondo?

soldionline.

Fino a lunedi 15-9-08, (mattina) su Patti Chiari http://www.pattichiari.it/, il sito che controlla la bontà degli investimenti proposti dalle banche italiane, diceva che i titoli venduti e proposti da Lehman erano buoni. Poi solo in seguito alla dichiarazione di fallimento, si emette un comunicato che i titoli non sono buoni.

Noi paghiamo questa istituzione per fare cosa, per dormire, per giocare a monopoli ?

Ma chi ci lavora presso Patti Chiari ? Dei Bambini, di 5 anni, giocano a Monopoli, pensano di giocare a monopoli con i soldi di carta ?

Se Lehman ha perso il 90% del suo valore in borsa prima del default, che cosa vuole dire questo ?

I controllori, che cazzo fanno, dormono, prendono solo lo stipendio senza fare una mazza. Queste persone andrebbero fucilati. Vediamo i loro risparmi come vengono investiti !!!

Ormai Lehman ha venduto ovunque questi derivati, il salvataggio di AIG, è un fatto grave,  cosa significa ?

Aig, ha grosse perdite, grandissime perdite. In pratica assicura contro il fallimento delle banche da determinati eventi, se falliscono troppe banche, non ha i soldi per coprire. Mica ci vuole uno scenziato per capire cosa è successo.

Ho letto un libro di un premio Nobel: ECONOMIA DELLA TRUFFA di Galbrait. Leggetelo prima di investire i vostri soldi.

RIcordate, Voi avete i soldi ed andate in banca con l’auto, chi vi consiglia di investire in Banca va in treno.

Cercate di capire cosa voglio dire……., non è una mia invenzione o affermazione, ma un’ affermazione W.Buffet. (Il II uomo più ricco del mondo ).

Comprate solo bot, cct, etc. La Domenica sul sole 24 ore nelle ultime pagine, viene indicato quanto vale un euro investito in azione, in bot, obbligazioni, etc in un arco di tempo di 5 anni, vedete chi guadagna di più ?

Fatemi sapere.

Ultima cosa, in Banca ci sono solo venditori. Non c’è professionalità come un medico, notaio, architetto, geometra, avvocato, chi sbagli paga. I signori in Banca giocano a monopoli, sono solo dei venditori.


Bookmark and Share


Blog Stats

  • 29.829 hits

Top Clicks

  • Nessuno.